L’Aceto della Memoria

Dall'uva rubino, nettare divino,
il vino fluisce, un fiume porporino.
Brillante e vivo, con gusto soave,
risveglia i sensi, inebria il palato,
un'esplosione di gioia, un sogno dorato.

Ma il tempo scorre, inesorabile e crudele,
e il vino si trasforma, diventa aceto vile.
Il colore sbiadisce, il sapore si altera,
non più dolcezza, ma solo amarezza acuta,
un'ombra del passato, una promessa infranta.

Il vino può essere aceto, è un destino ineluttabile,
ma l'aceto non può tornare ad essere vino,
un viaggio a senso unico, irreversibile e fatale.
Come la vita, che scorre inesorabile,
un crescendo di gioia e dolore inestricabile.

L'aceto brucia, ferisce le papille gustative,
un monito amaro, una lezione di vita:
ciò che è stato non può tornare indietro,
ogni scelta ha un prezzo, ogni errore ha un peso.

Godiamo del vino, dunque, finché possiamo,
apprezziamo il suo sapore, il suo aroma inebriante,
consapevoli che il tempo è tiranno,
e che la vita è un dono fugace e prezioso.

L'aceto ci ricorda la caducità delle cose,
ma ci insegna anche a vivere con pienezza,
ad assaporare ogni momento,
perché il tempo non torna indietro,
e il passato è solo un ricordo.