L'Altopiano delle Manie
Non ho bisogno di addio ascolto il singhiozzo di un silenzio marcito in gola e preparo la mia morte sull’altopiano delle ginestre. Frugo nella macchia l’inizio della fine l’anima dell’orgoglio cede alla volontà di vendetta. Comando alla mente di diventare vittima e carnefice mentre la mano piange e le foglie ruotano nello spazio. Tornato alle alture tra corone di fiori selvatici cerco l’abbandono nel buio dei prati. Notte nella notte ripeto la mia storia al parco cielo nel cielo misuro un regno tra i morti erba nell’erba indosso il profumo del timo. L’anima nuota nell’erica acerba cicale e formiche sostengono i trampoli dell’impeto. Disteso alle stelle disfatto del mio io nemico prendo alla sprovvista il castigo di morire incapace di perdere e tramontare per non aver trovato mano dove appoggiare mano.