L'arpa che il monarca cantore toccava
L'arpa che il monarca cantore toccava,
Il Re degli uomini, il diletto del Cielo,
Che la Musica consacrò piangendo sulle note
Che il suo cuore dei cuori aveva reso
– Raddoppi le lacrime – ha le corde spezzate!
Placava uomini d'indole ferrigna,
Dava loro virtù nuove, né orecchio era
Così duro né anima così fredda
Che a quel suono commossi non ardessero:
La lira di David divenne più potente del suo trono.
Essa narrava i trionfi del nostro Re,
Glorificava il nostro Dio, faceva
Risuonare le nostre valli liete;
Si chinavano i cedri, i monti si assopivano;
Quel suono andava al cielo e là restava!
Benché non sia più udito sulla terra, da allora
Devozione e il figlio Amore ancora impongono
All'anima che sgorga d'innalzarsi
A suoni che paion giungere dall'alto, in sogni
Che l'ampia luce del giorno non può disperdere.