'l bacio di rugiada

Nel divenir d’aurora fantasiosa,
qual preludio di Primavera beneamata,
trasparenti gocce iridescenti
si posan sul ciglio dei petali dischiusi;
cristalli, che s’attardan a svanire,
nell’attesa ch’entr'in scena 'l sole.
Regna ancor la pace,
intra rampe scoscese ai bordi d’orizzonte.

I rumori,
nella notturna quiete addentratisi,
evocando lor coscienz'antica,
in pac'e silenzio agognan mutarsi
‐ mai più rinnovata primordial letizia ‐

Uno stormo di stelle
pulsa in ritmo corale,
dianzi a esser svanito allo sguardo,
ch'or s’alza assonnato
e palpebre chiuse, testé agonizzanti, pretende,
all’apice dell’adamantina luce.

Rilasciando immacolati scialli scintillanti,
i baglior si rifletton su specch'iridescenti
del pendio dell’altere montagne,
mentre gli echi, risvegliandos'in acme,
s'espandon per valli verdeggianti
e gole rispondenti.

Sussurrando 'l lor bell’orchestrale canto,
in simbiosi con il vento di libeccio
‐ prim'ancor d'esser esso festante,
al suol marino propagandosi abilmente ‐
al fin d'il sonnolento arenile ridestar e
pur spronare,
con mormorii spumosi dell’onde sì frangenti,
essi sposan sospir fluttuanti,
fra fior d’acque fiuman’e lacustri
‐ ch’onde rinnovar gorgheggi,
or, celeri,
s’alzin dai rispettivi letti ‐

L’agonia, della notte morente,
concesso h'a codesta
‐ ch’è madre,
dell’aurora nascente,
ch’è figlia splendente ‐
innanzi l'estremo suo spiro a esalare,
'l bacio di rugiada
‐ linfa vital matrice ‐
d'intender profonder, ond’esser additata
di beltad'e di chiaror, generatrice.