L'egoismo nella città triste
Poveri alberi nella città triste,
affumicati dal serpentone della
ferraglia rombante, velenosa,
povere anime nere e non verdi
come la loro primavera,
oltraggiati dall'orda barbara,
piangono lacrime nere sulle
foglie caduche cadenti.
A far loro da compagni,
solo i palazzi tristi di sera.
Giardini di fiori appassiti,
rinchiusi in aiuole annerite,
cani randagi li bagnano e
coppie di gatti si stendono
nell'attesa dell'orda padrona.
Donne straniere sono le custodi
dei fiori spenti dei nostri cari,
donne strappate dalle loro terre,
donne scappate dalle belve feroci,
solo palazzi tristi a far da compagni.
Chi piange per un povero albero nero?
Chi piange per quei fiori appassiti?
Chi piange sui nostri palazzi tristi?
Chi piange per una vita scomparsa
se non la signora indifferenza?
Quanto squallore traspare dalle
lacrime versate falsamente dentro
una camera mortuaria con la pelle
lucente di spiaggia e di sole!
Quanta ipocrisia con gli abbracci
a last minute come una fiction irreale!
Quante volte avete tradito i moribondi,
quante volte avete lasciato soffrire quei
poveri corpi indifesi come neonati?
Quante volte vi siete amati egoisticamente,
come due amanti senza rimorsi?
Gli alberi piangono anche per voi,
le donne badanti piangono anche per loro,
i palazzi vedono e soffrono, caldamente,
e con freddezza come i vostri cuori malsani!
Chi mai potrà assolvere i peccati dell'egoismo?
Ma perché la vostra anima è come la moneta verde
e le rose muoiono appassite con gli alberi neri?
Ma è vivere questo vivere per vivere come
non vivere senza essere vivi?
La vita gira come la terra intorno al sole:
anche voi sarete pianti falsamente nei
cronicari o nelle camere ardenti.
Anche voi sarete onorati di tanta ipocrisia.
Anche voi piangerete con i palazzi tristi.
Gli alberi saranno già morti
senza essere vostri compagni...