L’ultimo giorno che vidi mia madre

Parlava fino all’ultimo istante,
nonostante il battito
fioco sotto la pelle sottile,
nonostante il suo respiro
rotto che si fermava a tratti.
Era lì, ma già lontana,
i suoi occhi dolci
erano aperti a metà,
mi guardava, ma era
come se fossero fissi
su “qualcosa” che io
non potevo vedere.
Le sue mani calde
erano sempre strette alle mie,
non le lasciavo perché
sapevo che sarebbe durato
ancora per poco.
Mi chiedeva: “ sono grave”?
Io le sussurravo che andava
tutto bene, anche se non era vero!
Mentre dentro mi si spezzavano
tutte le ossa, una parte di me
era aggrappata a lei.

La stanza sapeva di lenzuola pulite,
di medicine rimaste a metà,
di domande senza risposta,
tutto nella sua casa,
all’improvviso svuotata,
era rimasto a metà.
Non c’erano più promesse da fare,
tutto stava svanendo,
rimaneva solo il ticchettio
di un orologio che sembrava
contare all’inverso.
Il tempo aveva paura di
andare avanti,
io avevo paura di andare avanti,
io, che nel mezzo di quel
giorno qualunque,
mi sentivo
solo una bambina
che stava perdendo
la strada di casa,
la “ via maestra”.

Senza di lei solo il vuoto,
quel vuoto che,
la presenza costante
del suo amore,
ha cercato di colmare.
L’ultimo giorno che vidi mia madre,
è stato l’inizio di una sofferenza
interiore, che non avrà mai fine.

Aurora Sisi

20 marzo 2025