La città
Non il saluto che si addice ai vecchi,
un avanzar discreto, rispettoso,
di giovinette con in mano i secchi
per la fonte traguardo doveroso;
di puro né pozzo, né sorgente,
un echeggiar festoso di baldoria,
un baglior di luci e tanta gente.
Nessuna traccia delle cicatrici
di fame e sete alla memoria
tutto estirpato delle mie radici.
Niente più Via Della Bellezza
dove l’amore ricamava il buio
e la virtù vestiva giovinezza.
Sentore di vita assai fastosa,
premure rare, spazi soffocati,
città informe, strana, rumorosa,
basilari i dettagli trascurati.
Nulla o poca lotta per il pane
nessun ricordo di che fu la fame.
Affollata Via Dei Fannulloni,
vuota Piazza Del Talento,
stipata Per le Deviazioni,
zeppo Borgo Dell’argento.
Sparito il Vicolo Degli Orti;
dove fu Largo Del Lavoro
un monumento dedicato all’oro,
scomparsa Via Dei Nostri Morti.
A case bigie, semplici e sbiancate
grattacieli svettanti e rilucenti,
palazzi e grandi ville decorate.
Quella che si nutriva di quiete
è ormai una città di confusione
sulle brutture si cala una parete
ed il peggio sembra l’occasione
per cancellar del bello la memoria
e cambiare il corso della storia.