Un rantolo, io sono
di terra accarezzata dalla furia.
Godo del solo abisso
dove intero ho lanciato il mio corpo.
Ti chiamo le notti
mio cielo gonfio, trascorri
oltre il bianco del ventre.
Da tutti i papaveri schiusi
sussulto pena e piacere
di materia plasmata
sbattuta, annullata.
Sei conforto di pioggia
all’anfora dell’inguine
come sulla divina
umana Danae, incorniciata
al fianco del mio letto.
30 marzo 2019
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Non hai niente, se di quel niente la bellezza ti sfugge.