La donna ha fame di favola

La donna ha fame di favola,
di labbra che narrano sogni sfilacciati,
di lune spezzate nei pozzi del tempo,
di canti sommersi in conchiglie d’argento.

Ha sete di storie mai scritte,
di veli danzanti sul ciglio del vento,
di attese sospese tra i rami d’inverno
dove l’alba sussurra promesse di eterno.

Sfiora la polvere d’oro del giorno
con dita di pioggia e nostalgia,
ricuce i frammenti di un cielo smarrito
nel filo d’un bacio, nel blu della via.

E il cuore, lanterna che trema e s’incanta,
sussulta al ricordo di antiche chimere,
di giostre che un tempo giravano lente
fra i fili di un sogno cucito di sere.

Ma il tempo ha le mani di un vecchio incantato,
che vende farfalle al mercato d’avorio.
La donna raccoglie un frammento di fiaba
e ne fa un giardino di puro abbandono.

Ha fame di favola, fame di cielo,
di un soffio d’eterno che sciolga il reale,
che renda più lieve il passo smarrito
nel giorno che svanisce oltre il velo del mare.