La forma dell’acqua
La forma dell’acqua è come la verità:
non ha forma sua, piglia quella del vaso,
del bicchiere sporco, del catino rotto,
della bocca che la beve e poi si scorda.
Scivola l’acqua e non la pigli,
ci metti le mani e ti sfugge tra i diti,
come certi sguardi che sembrano amore
e invece sono solo vento d’aprile.
È zitta, l’acqua, ma parla coi mulinelli,
racconta i segreti agli scogli stanchi,
li sussurra piano, con voce d’antico,
e ogni tanto strilla, quando si fa mare.
Ha la pazienza della vecchia ‘ntrona,
che pare dormire e invece ti scruta,
e un giorno così, senza avviso
si leva in pieno e si porta via tutto.
La forma dell’acqua è la bugia pulita,
che pare limpida, e invece è torbida,
ché chi ci guarda dentro vede se stesso,
ma distorto, comu ‘na fìmmina traduta.
E allora, caro mio, non ti fidare,
se ti pare che l’acqua ti sorrida:
ché se t’accucci troppo a bere,
finisci per cadere e non risali.