La mia stagione
Ho visto i monti della Terra
da aspri tramutarsi in dolci curve
con i sentieri in ventre di collina
allungarsi fino alle più alte cime.
Di qua, l’oceano rimpiccioliva
e assieme a lui ogni altra cosa dentro.
Cos’è accaduto nella mia stagione
io posso raccontarlo, oltre che a me,
a chi nei sogni cerca il nuovo
e dell’amore più non si accontenta.
Ascolta! In meno d’una sola ora
davvero il tempo non si vergognò
di fare tutto e il suo contrario esatto,
perfetto esempio di saltimbanco pazzo.
Così, notai ciò che da sempre voglio,
la neve rossa cadere sull’azzurro,
sì azzurro, il mare, per via del fatto
che mai follia potrà inventarsi altro.
Cadeva, la neve, poca per fortuna
e appena giunta al suolo
si mescolava in dose esatta e pronta
nell’officina di colori e forme nuove.
Vidi la pioggia, la detestata pioggia,
come quando, da questa mia finestra,
io la vagheggio di consistenza scarsa,
punta di spillo in un’argentea tinta.
E cosa dire poi del vento,
ma non di quello che si conosce già,
bensì dell’aria che al suo passaggio
sgancia carezze sul viso di chi incontra.
In altra rapida sequenza, la nebbia...
Lastra compatta, volle oscurare il brutto,
non solo giovinezza di droga devastata,
non solo litorali cancellati dai cementi,
ma anche i ghigni di chi intanto muore
dentro una vita dedicata al male.
Poi, fu la luce a fare da protagonista
in ogni angolo del nuovo microcosmo.
Fermò i suoi raggi sulle prime rughe
della mia fronte rivolta alla sorgente.
*
Anno di stesura 2007
Tratta da “Appena finirà di piovere” (Global Press Italia 06/2010 – Prefazione di Angela Ambrosoli)
Pubblicata nell’Antologia “Versi diversi” IX Ed.