La monaca

Da litanie vessata, nenie soffuse...
scioglieva i suoi capelli lunghi e neri,
allorquando in un sol colpo li spezzò,
donando chioma alla lucente lama.

Brandelli caduchi
rendean tappeto l’ore infrante...
Netto taglio a un nobile vissuto.
In agonia prostrata, straziata,
dal bieco sapor di costrizione,
susseguente a scelta d’altri.

Un solo istante...
L’esistenza, in un minuto, s'è disgregata,
con status da reclusa,
barattata.

Tra cinta di clausura, s’ea ritirata,
orazioni cantilenanti e ceri accesi,
sagome scure su immacolati muri.
Angusti corridoi tortuosi...

Segreta e uggiosa cella
carne fiorente accolse,
vital e infuocata;
desio d’ignobile peccato,
a tramar l’incontro
e copular, nell’anelata ombra
recante luce a figli nati e persi,
sovente mai bramati.

Tormentato amore disperato,
da simboliche caten’esasperato,
sortite dalla mente d’un infido tiranno,
che, padre, s’appellava di giovinetta ignara,
la Monaca di Monza,
ch’in tempi andati si macchiò d’infamia.