LA MOSCA
Mi diceva la mamma
che una mosca,
caduta in una ciotola di acqua,
nuota e si affanna per venirne fuori
con tutte le sue forze,
ma, salvata che sia,
a bordo piatto,
muore.
Noi umani ci affanniamo,
ogni giorno,
nel nostro piatto d’acqua,
per nuotare
portando a compimento le giornate.
Un nuoto, a volte,
persino divertente:
riuscire in un intento
quale sia:
l’esame di patente,
l’esame di una laurea,
gli esami della vita.
Il sentimento ci fa battere
veloci,
le ali dell’amore
e finché le battiamo,
anche se stanchi,
non contano le ore.
Guardiamo ad una riva,
quale sia,
di volta in volta
la vediamo giungere,
sembra che sia la sponda,
ma poi: via, verso un altro traguardo,
un’altra meta.
A pensarla così si può decidere
che non valga la pena di tentare
una salvezza,
un porto da cercare.
Ma se una mano ci portasse in salvo,
in un posto di quiete
ad asciugare dalle nostre ali l’affanno,
chissà che proprio allora,
senza mete da vincere e raggiungere,
non si possa, come la mosca,
arrendersi e morire…
dunque?
Meglio nuotare…