La neve
Ora, che era terminata la grande battaglia
i feriti si potevano contare a migliaia
il silenzio, durò poco più di un momento
poi, con forza, si levò il loro lamento
la neve aveva ricoperto il campo di papaveri
ma non lo strazio, di quei poveri cadaveri
a fatica, il soldato, in sella era rimontato
in quell'inferno, non sarebbe più tornato
più che un cavaliere pareva uno straccio
ma doveva consegnare quel dispaccio
che annunciava un'altra grande vittoria
con troppi morti, e senza gloria
quando partì, pensò bene alle sue azioni
non aveva cibo, né munizioni
lo si vedeva pure da lontano
al galoppo, con le redini in mano
una macchia di sangue comparve all'improvviso
una smorfia di dolore, gli segnò il viso
era stato ferito, di striscio al torace
ma per quei morti non riusciva a darsi pace
alla vecchia fornace, per le prime cure
comprese di essere in mani sicure
tra i tanti, un volto lo colpì sinceramente
di quella giovane donna, nessuno sapeva niente
lo rimise in sesto senza farlo soffrire
e lui dispiaciuto di dover ripartire
doveva terminare quel compito ingrato
ma non si scordò di chi lo aveva aiutato
di certezze non sapeva, se ne aveva
di una cosa sola, si rendeva conto
che era sempre a lei che si rivolgeva
quando le stelle annunciavano il tramonto
la terra era tornata a respirare
la neve si era ormai sciolta
e con la mente libera di sognare
ripensò a lei, ancora una volta.