La perduta verginità dei giorni

Silenzi,
rullano intorno,
a dire di ciò che resta
di questo scorrer del tempo,
a sembrar tamburi percossi,
avvolti nelle nebbie del pensare.
Percorro quest'ultimo mio andare,
calcando a forza i passi,
atteso dall'oscurità pesta
che insegue ogni sgomento,
a rattoppar le crepe create
attorno ai fremiti di quell'attesa.
E così riverso nelle rime
tutto me stesso,
io ribelle dal cuore tenero,
per vivere in quelle
il ritmo dei miei sogni,
farmi prendere per mano
e condurmi solerte
al piacere delle emozioni
E vorrei che questo mio dire,
nell'intima verginità perduta nei giorni,
divenisse futuro e mite riparo
da tutte le angosce intrise di pianto.
.
Cesare Moceo quasi 70N di Cefalù poet‐ambassador t.d.r