La Signora
Lei, un cioccolato pregiato, occhi che guardano in basso, lei l’ingenuità. lei, inconsapevolezza e buona memoria.
Uno specchio d‘acqua, una tela bianca, un carillon di cristallo, una vela schivata dal vento.
Lei è bene che filtra tristezza, lei è bene che non vede oltre il bene. Lei è troppo debole quando è forte ed è forte quando è debole.
Lei vede sempre con i primi occhi e agisce per conto della speranza, lei che ha fede nella fede, lei che combatte una battaglia finita.
Lei aspetta che un sogno la venga a riprendere. Lei ha le rughe infantili e in ogni sua ruga si nasconde solo la meraviglia.
Lei è stata lasciata sola due volte, e per due volte è diventata grande … e per due volte ha reagito: e quando reagiva si aiutava perché nessuno l‘aiutava… e quando reagiva si puniva perché nessuno la puniva… e poi, di nuovo, si aiutava, e poi si puniva perché nessuno l‘aiutava, poi si aiutava e si puniva. E poi, un giorno, si punì per abitudine e non ci fece caso… nessuno ci fece caso.
Lei è bella ma poche cose intorno a lei la riflettono, così non si vede, e quando non si vede si convince che nessuno possa vederla, divenendo, così, il riflesso di ciò che non la riflette.
Lei è bella ma poche cose intorno a lei la riflettono, così non si vede, e quando non si vede si convince che nessuno possa vederla…