La sveglia
Neri, dal becco giallo
melodioso il fischio
i merli acclamano al mattino che ritorna
lo trascinano sugli aranci intenti a rifiorire,
sull’inverno che sta per finire
e mi danno la sveglia.
Oltre che il nero, per dispetto sfoggia
il suo piumaggio grigio,
bianco di riflessi verdi
e vanitosa, la pica sorveglia il prato
vogliosa d’ogni cosa che brilla
e mi sveglia.
Odioso di cimitero il canto,
pur sacra ad Atena, la civetta
zampetta sulla mia loggia
fa parapiglia e strilla
e tediata la notte
prillando il collo
se ne sale in fretta,
dal tetto fugge il mattino
tirandomi dal letto.
Intanto, stanco e stordito
per non aver dormito
appanno i vetri sorseggiando il caffé
e sbadiglio guardando che ora è.