La testa-La vita-La lontananza-La meditazione
Questi lunghi giorni dove mastico la polvere scura dell'oblio.
La testa ‐
una soffitta piena di corde rotte
affollata da violoncelli frantumati,
l'assenza del suono ‐ perso
il culmine dello scorrere del tempo inintelligibile.
La vita ‐
a volte arriva forte e ti sgretola dentro;
una scheggia nelle vene ‐ ruggine ... acredine in petto.
La lontananza ‐
l'ammenda a questa pena,
a questo tormento che cinge d'edera la mia redenzione.
Un lungo sonno non guarirà la malattia e nemmeno redimerà il peccato.
La mia oasi è solo terra arida al momento,
lacrime di creta a riplasmare l'essere ‐
una coscienza che assimila e ti sputa in faccia la realtà.
La meditazione,
il riparo ‐
la protezione a questo giardino disidratato
una calma pioggia contro le impazienti trepidazioni gioverà a questo lungo cammino.
Da qui in poi saranno corolle a custodire le verità,
a ridare lo spazio immenso allo scorrere del tempo,
a restituirmi il sorriso dei miei semi indelebili ed eterni.