La tua mano
La tua mano
La stringo, mi guardi
dimmi, come è il mio mare oggi?
agitalo con rinnovato ardore
lascia che il tuo vento mi porti con se
assieme navigando sull’onda
nell’avventura verso nuove mete.
Guarda amore
ti ho portato dove sono nato
un’altra alba colora il cielo
l’aurora come d’incanto ravviva il sogno
tocca questa pietra che i miei avi hanno riposto
il tempo l’ha segnata con solchi e crepe
nella storia d’atri vissuta
vi è celato l’intimo di imponderabile Dio
a piene mani il dono ha diffuso
in questa terra che l’onda accarezza
il pino profuma e il sole risplende.
Vedi quella casa dalle ante socchiuse
li nell’accogliente ombra di una sua stanza
ho visto la prima luce del sole di luglio
mentre brezza dal mare mescolava
al profumo del pino sapore d’alga e mare.
Il soffio dell’alito del tempo
tra gli anfratti di muri corrosi
nel profondo silenzio lento avanza
filtra dalla finestra aperta
irrompe nell’aria mescolandosi
al nuovo battito del mio cuore.
Questa è la mia terra
dolcemente a ritroso cavalco l’attimo
come atteso eco il mio ieri irrompe
sopiti ma intatti ricordi non mutano le cose.
Travolto, come troppi altri, da anonime scelte
ritrovo qui la pace che ho cercato sui lastricati del mondo
di posti nascosti in solitario delirio
tra dune di rosso deserto e l’onda blu del grande oceano
tra volti di brulicante folla in citta piovose e fredde
luminoso orizzonte del primo sole e notte di punteggiate stelle.
A te confido tutti i miei sogni
tu sola oggi puoi ascoltarmi
ti racconto dell’infanzia, dell’ardore dei vent’anni
falsi e veri amori, trionfi e amare sconfitte
i tradimenti a riposta fiducia
l’attesa della prima stella compaia al tramonto
ti confesso un intimo dove il voglio supera ogni pudore
mentre il piacere della bellezza supera l’amore.
Lo so che ti sarà difficile lasciarmi andare
stai tranquilla l’amore in eterno resta
ora sono a casa, salirò nella stanza
dalla finestra aperta attendendo il tramonto
e quando la nell’universo apparirà la mia stella
mi unirò alla sua sfavillante luce là nel tempo infinito.
Bruno Gasparri