-Lascia che siano le assonanze...
– Lascia che siano le assonanze a condurti,
l’eufonia dell’equilibrio, una rima baciata,
i dagherrotipi di noi congiunti, se non giunti
ancora ad amare. Adori la folla, quella chiami
casa, a quella scrivi lettere finte mie, per quella
(perché) vuoi lasciarti morire …cedere
è della terra. Voler cedere
una pretesa d’onnipotenza –
Nelle pause interne, detriti nei sospiri
fungono da lame; siccome larva nel pozzo
ristagnando non mi schiudo, resto stretto
agli ippocampi resinati della giostra.
Il controllore gitano sporco delle faccende altrui
suona la sirena, il broncio negro fa buio sullo spiazzo.
Tutto tempo guadagnato dal ritardo, mi dico.
Un rantolo stringe il collo da dietro.
Tu nelle labbra, poiché l’amore non trattiene,
lasci nel pugno tremulo lo stelo fradicio
di una rosa incolore che stavolta soltanto
per il mio addio indecente
unicamente con le palpebre ha annuito.