Lasciami entrare
Lasciami entrare
in quel mondo, il tuo mondo
desolato e ammantato,
eppur vivo,
intriso di gesti incompresi,
di urla frenate
e di frasi spezzate.
Ti guardo da rupe scoscesa:
immagini amate e sofferte
le danze rituali,
le corse ribelli e affannate,
il ritmo e le mani, le tue,
a tracciare grovigli e disegni
accennati e poi impressi nell’aria,
simili a oscuri ricami,
come inespressi richiami.
E gli occhi sfuggenti,
perduti, profondi,
che gridano al mondo
paure e misteri insoluti.
I grigi fantasmi e fantasmi di luce accecante,
le ombre incalzanti nel buio che cala
accompagnano te, accompagnano me…
E’ il tuo essere puro,
con tenacia racchiuso
in duro e spesso cristallo
sì duro a scalfire,
che liberare vorrei.
E’ il tuo essere tanto ostinato,
così vulnerabile
a forze cangianti ed ostili
del vivere avverso,
che tanto addolcire vorrei.
Sull’isola delle tue pene,
luogo dei tanti pensieri,
spingerei le mie vele
con vento a favore o contrario,
in bonaccia o tempesta,
lì approderei
armata d’amore e di rabbia,
ed è lì che io porterei
tutte le fragili mie verità.