Le sbarre di Abu Ghraib
“Non esiste divinità all’infuori di Allah”
replica la mente perseguitata oltre le sbarre
al figlio di un Dio minore, di un Dio interrotto.
Attorno al collo la dignità di un uomo soffoca,
si stringe come un cucciolo in pasto alla pazzia.
Una donna compiaciuta sorride…
ha trovato il suo nuovo animale da passeggio.
Nessuna Salāt, nessuna preghiera per il corpo impuro.
Le mani, il volto, la testa giacciono dietro le mura
nel tanfo di un’anima torbida, lontana dal profeta.
Le braccia tese, il volto coperto, i fili sospesi
tra le scariche, la tensione e le mani nude,
disperate, mentre il sangue scivola sull’altare,
un altare fatto di cartone… sudicio, spoglio.
Un groviglio di corpi nudi, le paure senza volti,
morire e poi rinascere ancora
… in una nuova notte ad Abu Ghraib.
Il giocattolo in una stanza resta accovacciato,
le dita scorrono sul pavimento gelido,
il calore si disperde nella nudità di un giorno,
la pelle impura mostra le lacerazioni
e i segni indelebili nella prigione degli orrori.
L’alba torna su Baghdad,
le sbarre si spalancano,
trascinano il mio corpo
e il giocattolo torna ancora alla parete
nel silenzio di infinite anime vuote.