Le tue scarpe rosse
Le tue scarpe rosse, i pois bianchi. Le tue mosse da regina sui tuoi fianchi stretti, come un acronimo.
Non ho mai imparato l'arte di starmene a distanza, come Marte con la Terra, o come il dòmino,
che se cade uno gli va appresso l'altro. O sono Orlando, Rosalinda, o sono il matto scaltro, che brucia dentro a un sordido pseudonimo.
Dal giorno in cui la febbre ed il delirio aprirono il mio cuore a quel martirio, di cui "passione" è debole sinonimo,
come un derviscio giro su me stesso e mi lascio trasportare nell'abissodi chi non ebbe mai d'amor battesimo.