Lei nei capelli d'agata
Se ne sta immobile d’ossa
appena un affaccio ai rumori smussati
ogni ora rappresa nell’altra
sbalzi di orologi
in un’informe eternità di cuscini.
Ma è sveglia, come un sogno continuo.
Non la tocco malgrado lo sia,
si romperebbe del sole sui tavoli.
Flebile mano, flebile voce,
la sua cera mancata alla fiamma
diafana, bella nei capelli d’agata
come graffi ‐ ma l’hanno mancata.
Che sia aria di assenza? Lei
non figlia non madre
uguale al sempre e al mai
al presente, speco di altrove
per tetti altissimi e rondini nere.
Muta strido al pensiero di saperla
diversa, o di terra.