Lucinda
Anche quando io morirò e presto sarà la mia penna nella schiena d’amore
Darà l’occhio al vivente di te tra le sponde del tuo nilo nella poesia eterna
Io sarò cenere nella terra i cui vermi mangeranno la mia carcassa
Tu sarai la mia memoria nel vivere di te che morte non può sottrarti
Sarò dimenticato dal vento dalle labbra da cui il mio respiro
Ha mosso i primi passi della terra ormai affamata di poesia
Sarò assente poiché inesistente sarà il mio corpo nel logos
Tu invece ti costruirai nella cellula dell’uomo da cui la mia poesia si nutrirà
Non condannarti ala cecità i tuoi occhi leggeranno versi
Nel viso rugoso di chi della lingua ne ha fatto la sua vita
Sarai la mia parola più bella della quale anche i morti
Applaudiranno la freschezza non abbandonerò il campo
Tuttavia tu vivrai nel mio respiro e nella bocca di te donna
Nel mondo senza vergogna getterò lo sguardo tra i tuoi capezzoli.