Lupo
"Al calar della notte, chiunque sarebbe potuto andar bene purchè allietasse l'infimo vuoto che tempo addietro in te fu inabissato. E all'ora già sapevo e tu già ostentavi; e le parole e le distanze, ed i sogni rinchiusi nelle stanze come vuoti a rendere l' insulsa pazienza.
Menestrello animale, dove la pelliccia nera del cane bastardo ha nascosto l'amaro sapore di ciò che, sotto alle carni intrise di veleno, già scorreva per la via del rinnego.
Chiedevo pietà per la furia che il mio fato aveva e, or dunque, tu scendesti nelle vene come fardello oscuro e dirompente.
Al sorger del mattino, chiunque sarebbe potuto andar bene purchè non fossi io o lei, o loro; per poi mandare baci crudi e così poco dispiacere (tacito sussulto, buffone, severo e colpevole).
Dal canto femmina che portavo nel raccontar pur le minuziose illusioni gentili che la notte scaturiva nel cuore, quando l'anima al tocco velenoso d'amore s'abbandonava al pensiero.
Credesti, in virtù dei tempi, o mentisti per gentil affanno?
Se avessi monete te ne spedirei cento; cinquanta per il furto e l'altre per il recato disturbo.
E quanto futil fù il mio accorato sentimento nella perdita della valida persona qual'eri all'occhio nudo che portavo?
Oh, illusione malefica! Se stupida fui, ora soltanto posso vederlo.
E al morir del sole che partorisce la luna dalle sua acque chete, porti via anche quel sentimento macchiato che con ardore bestiale, tu, riducesti a brandelli come cani randagi che si nascondono nel buio delle grotte aspettando che vi entri un'altra anima pia.
Qual'è il tuo nome? Che ruolo hai giocato? Che parte m'era stata affidata ch'io non sapevo?
Il sospetto divenuto certezza, catapulta la realtà strappando l'illusione eterea dell'affetto che ora, misero, cedo ad altri.
Divora la tua realtà; forse decisione più giusta non presi e se sol ripenso a quanta indecisione portavo solo per tenermi stretto a te, punisco me stesso per tale pensiero ma non una, due ma ben tre volte; alla terza i cani imparano.