Malinowski, il poeta.
...ti ho incontrato
una sera d’estate
a San Sebastian
nel nord della Spagna;
stavi seduto su una piccola sedia di tela sporca,
e al tuo fianco avevi una specie di bancarella
su cui campeggiavano i tuoi libri e le tue fotografie...
mi ha affascinato la tua lunga barba ben curata,
il modo in cui stavi seduto, con la gamba sinistra sopra il ginocchio destro;
avevi delle scarpe molto vecchie, ma pulite e lucide...
leggevi un libro (non tuo) sulla rivoluzione spagnola...
davi l’impressione di essere molto assorto
e la gente che passava si chiedeva (compreso me)
come facevi ad essere così impassibile
di fronte al caos che regnava tutt’intorno...
...e ho pensato: ‐ vecchio lottatore, è un privilegio guardarti, per me,
a quest’ora della sera,
che scorre come acqua,
mentre gli alberi, illuminati dalla luna, si rifrangono nei miei occhi spenti
come vecchi fari
incagliati tra scogli secolari...
ah, se solo Dio fosse qui,
ad assaporare
il mio sublime stato di contemplazione
tra acqua, cielo, sabbia e chi mi sta di fronte...
creature instabili
si aggirano nervosamente
come sciami di vespe
intorno a me
Ma tu no, Malinowsky, tu sei nel tuo personale nirvana...
e io ti guardo
mentre con fare saccente
ti sfogli, con cura, un libro
di cui,probabilmente, non ti interessa nulla.
Dove sono i tuoi pensieri?
Dov’è l’uomo che sà quel che vorrebbe avere?
Dov’è il profeta di se stesso?
I poeti muoiono bambini o troppo vecchi;
e in entrambi i casi
il tempo a loro disposizione
è sempre poco
per quello che vorrebbero dire.
Ma Tu no!
Tu, Malinowsky, di cose ne hai dette
anzi ne hai scritte...
ma soprattutto ne hanno scritte su di te,
il poeta girovago
che viaggia in solitudine
che scrive villanie sui potenti
che stringe la mano a Picasso
che espone decine di fotografie
che lo ritraggono sempre a fianco di qualcuno che conta...
Malinowsky...il poeta di strada
che legge assorto l’ultimo capitolo di un libro
da quattro giorni
sempre a pagina 345...
e la gente che passa
ti ammira come un quadro di Dalì,
incapace di frenare la loro ammirazione
per cotanta plasticità...‐
E’ questo ciò che ho pensato
davanti a Malinowsky.
Davanti al suo libro “ VIENTO”
e al suo ultimo “VIENTO 2”.
Davanti a tutto ciò che aveva.
Davanti a una bancarella,
dodici fotografie,
otto libri stampati male,
un sacco di fogli scritti a mano,
tre lampadine da 80 watt che illuminano il tutto,
una sedia di tela sporca
e un anziano poeta;
seduto con la gamba sinistra sopra il ginocchio destro,
con una barba ben curata,
due scarpe vecchie ma pulite e lucide,
che legge un libro (non suo),
con aria assorta,
da quattro giorni,
sempre a pagina 345.
Hal