Marcel
Marcel,
ricordi, quando, spensierati si correva nel giardino fatato della nostra infanzia perduta?
di quando sognavi d’amore ed io di torpore;
quando insieme imbattibili eravamo,
di quando nei nostri sogni c’era solo speranza a profusione.
Marcel,
i tempi sono andati; quelle speranze si fanno responsabilità,
fatiche infinite per raccattare qualcosa,
mille cuori infranti tra cui il mio,
mille sorrisi spenti tra cui il tuo.
Le gioie infinite di bambini leggiadri,
sono andate via cogl’anni;
eppure, quell’amaro e dolce ricordo ancora mi pervade,
come il ieri fosse oggi, tramutato in serietà.
Ogni tanto mi consolo,
altre volte, mi ammalo.
Fosse tutto così facile come al tempo,
quel tempo che nulla ha tolto se non l’essenza di qualcosa che andò storto.
Odo rumori lontani che mi appaiano sordi,
ma quando ti ricordo,
qualcosa mi abbraccia teneramente,
come ombre di cose mai dette.
Ah, la cognizione del tempo la perdo spesso;
meno male ci sei tu a far ammenda di me stesso.