Mi confesso
Volevano piacere i cinque benefattori della carne volevano proferire, impoverire e calpestare... chiesero clemenza nel momento in cui tutto sembrò ovvio, come un’asprezza di un vinto che non ha una valle su cui scivolare come l'appassire di un fiore morso da un vento maturo. Giudizio, attentato nell'immagine, patria della speranza... il maestro della vita, che precipita e rotola e rotola come goccia vuota all'interno e piena nel profilo, e mi disperde e mi arriccia nel pensiero. Gela il mio cuore, terra in cui nessun chiodo fu scardinato in cui nessun ghiaccio fu sciolto, in cui nessun disegno fu cancellato... e solamente il mantello del mio sguardo mi può coprire senza temere che i colori mi possano illuminare senza temere che l'anima mi possa cullare. Soffice il nome che devo scolpire, mite l'odore che devo fondere... altero tutto il sottile, vivendo senza togliere e rinunciare, anzi sposo me stessa, contro l'ira e la preghiera, impastata tra gli infiniti veli mi tingo come il cielo, affondo come un'alba e apro il mio cuore e ardente mi brucio in questo mio confessare.