Mi sento
Mi sento imperfetto
nel tempo
e nel modo
un verbo coniugato al passato
d'un oblio che ridonda
in un eco in disuso.
Mi sento in difetto
in gesti e parole
un soldato votato al silenzio
e pistole di lacrime
in cieli appannati
e stelle depresse.
Dove sono gli amanti e le lucciole?
Forse sono soltanto incantesimi
asserviti all'eloquenza di Zeus?
Dove sei traboccante Venere
che risvegli in un bacio un Monet?
Mi sento astratto
in scenari di solitudine
ove il grigio masturba il sole
e la notte si chiava la morte
come schiava sodomita
che più non afferra l'alba.
Mi sento giogo
carnefice e plagio
prigioniero di sguardi sterili
e passi isolati
senza percezione di sé
in distonia di direzioni.