Mio difetto indolente
Aria ipnotica d'onde circolari
di sevizie che investono le mie
talentuose incomprensioni.
Che sinuose s'infuriano
e non dipanano in te
ma in mie allucinazioni.
Aria ipnotica e corde che sai,
copiose Ancelle di vezzi
che incastonano i pensieri
nei vuoti di preziose perdite.
Rullano d'ardore, di malizie in sè.
E risa, e livore, e risa e...
Lacuna di te in me.
Imperfezione di me in te.
E non conta se fu tua negligenza
o il mio più gran torto
resta il peccato, la sottrazione.
Una fitta melensa nel costato
d’offesa insulsa, costante afflizione.
E allora vorrei non averti qui
fra le voci che sussultano i miei giorni.
E vorrei poter congelare l'immagine,
il tempo di quel sorriso e di quelle mani.
Essere io distante da te e dal profumo che mi dai
dalla tua voce che è eco
perché io urlo e nello slancio...so.
E vorrei non essere mai stata
sembianza cui attribuire movenza,
labbra che scoccano parole
e dita ribelli che batton l'umore.
Eppur un presente il fato al tempo legò:
“Oh mio difetto indolente,
debolezza obliqua della mia mente
vorrei tu fossi sì, sì lungi da me!”.