Musica sacra e profana
(al M° Enrico Benaglia)
Al suono invasivo della musica
trilla l’anima mia
quando la nota sale
e si avvinghia alle stelle.
Cadono come gocce di rugiada
i fili d’oro della melodia.
Creature alate
innocenti e leggere,
annidate sui folti ramicelli
cullano le assopite pratoline.
Sorretta a stento dalle turgide vene della notte,
Sviene l’eburnea luna,
sulla bruna guglia del cielo
nell’udire gli arcani
arpeggi della sinfonia.
Un suonatore solitario
esprime ai grilli,
alle ninfe stupite ,
i profani tormenti
del suo inquieto amore.
Dalla nenia aguzza,
dolente si sprigiona
fra le chiome del bosco
un’insondabile magia.