Natura morta
Non è un quadro
quello in cui mi perdo.
Non è una scena
che con disgusto guardo.
È la realtà,
da cui non mi difendo
perché ramificata è,
senz'appello.
Impastoiato
in una gabbia
come un cappio stretta,
non solo l'animale
ma anche il boia,
che il massacro perpetua
e non si arresta.
Nessun grido
mette un freno
alla fatale ruota
che ad ogni giro
un pezzo di umanità
dilania e al Medioevo
riporta la memoria.
In ogni dove
scorrono paesaggi uccisi,
per incuria
e per pecunia,
con spettrali greggi,
spoglie della dignità di un tempo.
.
Un mondo senza soprusi,
né diritti lesi,
è sogno antico ormai
che a vagheggiare porta,
senza esiti felici,
solo stentati allori.
Bello sarebbe,
privo di scempi e decimazioni,
privo di riti di macellazione.
Maggior fortuna avrebbe
l'orso della luna,
così come il delfino
od il beluga,
il baco da seta
e la tartaruga.
Per l'aragosta
sarebbe meno dura,
come per l'oca o il primate,
il tonno o l'elefante.
Palio, calesse,
mattanza, corrida,
pratiche che poco
hanno a che fare
con la vita.
Bello sarebbe
imprimere una svolta
e abbatter delle perdite la conta
in una bottega degli orrori
dall'uomo costruita
e sempre più arricchita
di trofei da Grand Guignol,
parte ormai del regno dell'Ade
e che decretano il tramonto
della dantesca umanitade.
©GiuseppinaManfredi