Nel chiuder quella porta d’alabastro

Nel chiuder quella porta d’alabastro
m’innamorai di quanto avevo visto
e a tal punto me ne innamorai
che, sì, d’un sogno mi sentivo preda.
.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,
In una stanza dai color pastello
con le finestre tutte fronte mare,
la mano strinsi a gente che m’amava
e diedi un bacio a una donna vera.

Sul pavimento fresco satinato,
mi rotolai con dei bambini immensi
e su di un letto diventato un forte
feci con loro la guerra dei cuscini.

Si addormentarono così felici
da non escludermi dai loro miti.
Io li guardai con meraviglia uguale
a meraviglia quando tutta esplode.

Mi affacciai a controllare bene
che fosse retta la linea d’orizzonte
e vele vidi… vele e vele colorate
l’un dietro l’altra a consumare sole.

Ne scelsi una, scelsi la più verde
e col mio tifo la portai davanti
fino a sospingerla col vento amico
a un traguardo posto non so dove.

Indi il silenzio scese nella stanza:
tutti zittiti, quasi per comando
di un lungo assolo fatto dall’onda
nel suo morire contro la scogliera.

Di sale l’aria intanto diveniva.
Non più pareti a fare da confini,
mi ritrovai nel mezzo dell’evento
di una vita per una volta al centro.

Mi tramutai in un buffo paguro,
poi scavalcai la cocente roccia
andando a guadagnar la via del mare
dove m’immersi in cerca d’un abisso.
.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.,.
Nel chiuder quella porta d’alabastro
pensai a ritrovar d’oggi la strada
e a tal punto poi l’ho ritrovata
che, sì, di un bel sogno ero stato preda.



*
Anno di stesura 2009