Nel profumo segreto di un incavo.

Non ho rancori:
solo  a volte detesto la mia ombra.
Eppure il sole rotea e illumina
per i fatti suoi
e le nuvole giocano come pensieri
ermafroditi
e nessuno in apparenza le giudica
… libere, come paiono, nel vento.    La schiuma è salino prismatico assolato
su per le gambe brunite
e musica dei fianchi
per loro si fa onda.   Bevo la schiuma del mare
e cerco il dolce
nel cuore di ogni grano di sale.   Tramontami come una notte d’attesa,
abbandonami e poi ricoprimi di foglie
e paglia tiepida e carezze sognanti.   Abbaio sempre più flebilmente
e stringo nel pugno la mia sorte,
la sua percezione di istante,
tesa come corda d’arco,
come schiocco di freccia sibilante
e fragorosamente dissolvo in mille scaglie di luce,
nel bagliore del giorno,
maroso sulla cuspide aguzza di uno scoglio.   Nascondimi nel cavo della mano
e bevimi
lentamente,
goccia che diventa carne.   Proteggimi
e dentro te rigenerami,
sangue dolcissimo con sapore di eterno.   Rapide le nuvole trascorrono
e le ore si frantumano in minuti
e secondi e poi attimi,
fantasmi,
immagini,
sogni,
nei deserti gelati,
nel ghiaccio che fonde,
nell’oceano che smuove di paure
il profilo del più vasto orizzonte.   Disfo e sfarino tra le dita avide
vibrazioni di carne
e luce d’anima
e poi nascondo il viso,
bambino appagato,
nel profumo segreto di un incavo.