Nel rigoglio del Bois de Boulogne
sono lì per essere il tempo stesso
stupendo il lato nord dal rigoglio di selva
che invita brezze a svelamenti d’ombra
senz’ordine i pensieri, e sopiti i tormenti
per vecchie strade che tutte lì conducono
a vuotare coppe all’essenza del mirto.
mancanze non si tacciono, più volte sfiorate
ad accenno di luna. luce colta di sorpresa
‐di chi la presenza che l'assenza comincia a tracciare?
offre un dolcetto, l’ospite, unico e semplice
alla fanciulla in fiore ‐perché si ravveda Albertine
le cui risa bruciano nevi lontane‐
un sapore che la giovane non ha incontrato
su nessun tavolo, porto da nessun’altra mano
dal nome magico che evoca sogni infantili
ma non pronunciato. solo successive parole
alla leggiadra rivolte ‐perché non t’ha chiamata,
tua madre, Madèl? s’intona
tale morbido lemma al tuo passo.
la radiosa si leva via uno stivale
e il piede ‐provocante? sì
ma dolce nel contempo senza lacci
lo bagna nel laghetto, come
la piuma rosea di un cigno.
balzano gli occhi di ognuno sulle acque cangianti
seguono a discorrere, rapiti e taciti
vi affiorano amori perduti
qualcuno ritrovato.
sorride la musa di Vermeer
da una natura morta destata
‐chi è costei davvero, dov’era in viaggio?
Dall'antologia proustiana "Una notte magica", e‐ book n. 235 della collana Libri Liberi di LaRecherche. it ‐ 10 luglio 2019, nell’anniversario della nascita di Marcel Proust.