Non diciamolo, non ad alta voce (4 mani con Giuseppe Iannozzi)
Non diciamolo,
non ad alta voce,
oppure sì: fatto sta
che in una pozza di vacuità
‐ di assenze su assenze ‐
si annega il domani
che verrà come verrà;
e il nostro tempo,
giorno dopo giorno,
ce lo mangiamo,
lasciandoci alle spalle
il bello e il brutto
simulando felicità,
sorrisi che non sentiamo.
Diciamolo,
diciamolo pure, a bruciapelo:
questa vita non la capiamo,
appieno non la capiamo
mai veramente,
nonostante lo sforzo
di darci uno scopo
che nel domani
rimanga ben impresso
a favore di chi
dopo di noi verrà.
Si sgrana presto il momento,
quello che ‐ per chissà
quale distrazione del Fato o di Dio ‐
ieri, subito, lo dicemmo buono;
in mano poi,
a noi, poco o nulla ci resta,
forse solo una manciata di sale
che non abbiamo saputo
amministrare né somministrare
a quanti nel nostro cuore o no.
Eccoli i giorni,
sempre uguali,
sempre persi
in indecifrabili rotte.
Eccoli i giorni:
e tutti ci paiono estranei,
disposti lontano.
Così noi si sta
fra un sonno e un altro,
fra un amore e uno
che non ricordiamo più,
fra una notte e un'alba;
ed è un po' come morire.