Non posso

Non posso. Non capisco il sapore
che mastichi mentre provi dolore
e non senti la mia voce e ti
si confonde la vita dentro
lontana subissata di ovatte
e intanto arrivano i bambini
‐ ma quanti ne vedi nella tua grande casa
deserta di te – frutto di visione
rimestio di altre infanzie
che non possiamo fissare nel sempre.

Vedi, le tue ossa ormai sempre più
puntellate su paure che io dovrei ricomporre
ma non so da quale lato cominciare. Non sai
come sono impotente, faccio cerchi
con gli occhi per non cadere
nella trappola del tuo riposo‐non riposo
nelle lenzuola linde, negli odori secchi
della stanza diventata un arsenale
di tubetti e boccette, munizioni sanitarie
– armi?
Ma non siamo in un bunker, è
solo il rifugio dalla perdita di noi.