Non sapevo
Si sono aperti i rubinetti della luce
fiotti dai boschi, perfino, corrono a me
in questa piccola poesia‐ guanciale.
Ti chiamo taglio che inverte il fiato
marmoreo istante, plasmo ‐clic
e studio l’estetica del lampo
quando finisce e stende, sulla pietra.
Potrei spingermi in un giudizio artistico
levigandoti in mille forme
muscoli in lavorio, sudario ripiegato
mentre pensi, scrivi, voli e un brivido s’irrora
in seta. Spazia tra i corpi. Smette di pensare.
Un angolo diventa linea, la linea
asseconda ‐mi fa un cenno, la tua mano
che sa di nido. Sa che sono lì, da sempre.
Non sapevo, io, di aver giurato.