Non sogno e non realtà
Sogno o realtà, fantasia o follia,
sono qui sveglia, o nel dormiveglia,
o, ancora, profondamente addormentata
e, d'improvviso, percepisco una malia:
un refolo di vento, dal letto, mi rapisce
e su, sempre più in alto, veloce, mi trasporta,
la sua carezza lieve, il viso mio, ora avvolge,
intanto che il suo sibilo, all'orecchio, mi fa udire,
acciocché il sussurro suo, suadente, far, a me, arrivare.
D'un mondo ignoto e costellato,
m'accingo a varcare il confine di mistero,
scalzi, i miei piedi non tastano il terreno,
intanto che, dagli occhi strabiliati, alquanto,
sgorgan lacrime d'emozionale pianto
e lo spirito si satura d'immenso.
Riecco il vento
e la folata, nuovamente, mi solleva,
fino al sentiero impervio, su cui, stranita,
m'inerpico, a fatica, onde arrivare al cielo.
Blu, la notte, di cui percepisco il soave respiro,
mentre un canto stellare s'eleva, nel firmamento
e la via lattea, pare osservarmi, sapiente,
per indicarmi la giusta via dell'incanto.
Straordinario, morbido manto, irradiato di luce lunare,
puro, come, della neve, il supremo candore,
saettante criniera, liscia e fluente, come scudiscio,
sferza l'aria, tutt'intorno,
e il portamento altero, da giovane destriero,
maestoso e visibilmente fiero.
Troneggia, sull'affusolato muso, il corno,
che, scintilla, all'apparir mio sulla scena,
l'ali imponenti, intrise di bellezza, scorgo
intanto che, attirata dal fluido fatato,
all'unicorno, monto sul dorso,
volando, finalmente, a rimirar le stelle da vicino,
ad osservar la luccicante scia delle comete,
a contare le galassie lontane ed infinite,
a scoprir, dell'universo, la grandezza,
in quella notte unica e incredibile,
non sogno e non realtà, ma inenarrabile.