Non un perché
Non mi chiedesti un perché
quando, fulgido, il mio sole
sorse dall'orïente e apparve,
fiero, nella sua pienezza.
Non chiedermi un perché
nemmeno ora che il sole sta volgendo():
non domandarti mai (non c'è risposta)
perché esista un'alba ed un tramonto.
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Empoli, venerdì 15 gennaio 1988.
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() ‐ Appongo la seguente annotazione oggi mercoledì 3 dicembre 1997, vale a dire dopo quasi dieci anni da quando scrissi la presente lirica.
Appare evidente che fu, quello, un primo momento di smarrimento, per così dire, del passaggio al pensionamento del vostro autore, cioè io, non appena fui consapevole, per mia decisione soprattutto, di cessare comunque quell’occupazione cui avevo dedicato ben oltre 34 anni della mia intensa e fin troppo attiva vita lavorativa.
In questa lirica, infatti, lo stato d’animo appare ancora più depresso di sempre. Caratteristico il fatto ‐ non vi sembra? ‐ che dal luglio 1987 non avessi scritto più niente.
Tale fase fu, vivaddio, quasi subito superata, almeno sotto l’aspetto di paventata considerazione sull’inutilità dell’uomo nella sua particolare condizione di pensionato. C’è da notare, infatti, che da allora, oltre a continuare ad occuparmi di musica, ho scritto altre pagine; queste però a partire dal 22 novembre 1988, ovverosia da “LA CASA DEI VETTII”. Niente di speciale, d’accordo, ma intanto mi ero... sbloccato.
Inoltre, se a taluno possa interessare conoscere qualcosa di più specifico sul discorso ‘pensionamento’, Vi rimanderei, amici miei, ad un capitolo all’uopo dedicato. Il titolo di questo è per l’appunto “A RIPOSO”, e si trova in questo stesso libro, poche pagine più avanti.
(Se andate subito, a leggerlo, ricordatevi però di ritornare sui vostri passi, eh, mi raccomando!).