Notturno senza effetti di luna

Primo movimento: il sogno

Con le mani, disegnavo ombre
alla luce di un’abat‐jour,
e tra il sonno e la veglia,
ti vedevo ballare leggera,
sola, per me,
tra gli alberi d’ulivo sui clivi ondulati,
al tramonto,
e i ciottoli tondi bagnati dal mare.
Il tuo corpo,
tracciava volute di spuma,
bianche movenze tra ombre
lievemente accennate.
D’improvviso,
sparivi in quello spazio impalpabile,
e tornavi a colmarlo
coi tuoi passi di danza,
rubando e rendendo vigore
al mio sogno incantato,
intermittenza d’umore e passione
nel mio cuore sedotto.
A lungo, ho atteso che ballassi dal vero,
sola, per me,
ed io lì a guardarti,
a seguirti con gli occhi,
e non più, soltanto in un sogno…

Secondo movimento: la promessa

Sento una carezza sul viso,
delicata, impercettibile, sei tu?
Brezza soave in questa notte stellata,
luce, barlume, chiarore,
raggio di luna riflesso
sulle acque calme di un lago,
cintura d’Orione
con la quale ho legato il mio amore,
Pleiade splendente,
voglio restare per sempre con te,
a guardare le stelle.
Per tutta la vita.
Bocciolo che t’apri
al levarsi dell’astro notturno,
e racchiudi la volta infinita
al di sopra di noi,
in un bacio,
Stella polare nei miei giorni smarriti,
creatura lunare,
astrolabio dei sensi,
misura perfetta della distanza
tra il desiderio e l’amplesso,
e l’orizzonte, sereno…

Terzo movimento: l’incubo

Una falena scura vola qua e là,
intorno a una candela accesa.
“Stupida falena, che fai?
Così brucerai le tue ali.
Vai via dalla fiamma!
Allontanati.
Torna a volar nella notte,
batti le ali incontro al crepuscolo.
Vai via, vai via, maledetta falena,
non posso salvarti, né piangerti.
Vai via!”
Un soffio di vento, muove la fiamma.
La falena colpita, cade nella cera bollente.
Un sinistro rumore,
ne accompagna la lenta agonia.
Torcendosi tra spasmi indicibili,
l’insetto muore.
La candela si spegne,
si è consumata.
La falena è inerte nella cera solida,
come un fossile d’ambra.
Solo un tenue riflesso,
luccica attraverso la cera.   Quarto movimento: l’alba

Mi sveglio. Inquieto.
Il cielo livido,
preavverte di un giorno piovoso.
Sono sudato, ma no sento il tuo calore.
Quel tuo calore.
Ho freddo.
Il tuo respiro è muto.
Tremo.
Mi giro.
“Dove sei? – grido –
Dove sei? Dove sei?”
Silenzio.
“Dove sei?”