Novantanove

Ammetto di essere schiva, volubile appena,
di fiutare in cagnesco la felicità quando abbaia.
Ammetto dei rami il libero arbitrio se
mandano al macero anche il verde che ha
appena guaito: la colpa è nell'aggancio
fasullo, talvolta il vento non soffia impegno.
Ammetto di amarti, di aver frequentato malamente
la nostra distanza: sono di passaggio su binari di ginestre
che la lava corruga senza fiottare mentre tu sai  quanti
nomi ha la nebbia. E questo mi piace del tuo volerti,
che trovi sempre una strada in mezzo al mio male.