Poesia
Novantatrè
Abito nella bocca di Dio, questo è il mio Parnaso:
una gola arrossata dal bacillo fortuito del tramonto,
spegnimenti di mare sull'alluce dei monti, eterna,
forbita abluzione, battesimo acerbo.
I giardini sono insistente peluria alla secca cervice
dei gomiti che di questa terra fanno le sedute
impossibili: non c'è dove aggrappare il respiro
se si tenta l'altezza. Abito dove tutto sembra
lieve nell'ora del fiorire, dove anche il dolore
imbelletta le ossa. Tutti dovrebbero resistere
negli inverni con la stessa devozione supina
di maggio per vedere che chi ama resta,
che il fuggiasto si annoia in tempo di prova.