Novembre
Torbida confusione, in quel novembre,
groviglio di pensieri nella mente.
Sgomento susseguito,
sfumato in lacerante strazio,
quando t’h’alfin smarrito, lo sguardo mio
indi fattosi spento,
nell’immediato nulla perso.
Uomo,
contenitor di credenz’e speranze,
nel profondo m’hai delusa...
Sicurezza...alias parvenza.
Forza...ergo una triste farsa.
Stranezz’e debolezze in gara,
d’un ego smisurato,
han vinto ‘l sentimento,
l’amor innanzi giunto sbaragliato.
Nebbioso, tal novembre,
permeato di tristezza,
nonché di lucentezza.
Scemata come luce,
la storia di noi due...
Univoco sapor poi divenuto stanco,
stantio,
lasciante infin un retrogusto amaro,
nell’intrinseco mio io.
Si sfalda, ahimè, pian piano,
il muro d’ogni pianto,
a ciascun’avvilita lacrima posci’aggiunta.
Ciononostante,
novembre torn’ancor, perpetuament’e
di luce s’accende, recandomi pace,
per occhi rinati e mente persuasa
di non aver perso molto,
anzi, probabilmente niente.