NOVEMBRE
Credevo di aver sbagliato stagione, binario, panchina,
ingresso, biglietto. Mi dicevo che un amore con la tua provincia,
con le tue labbra sottili fra due boschi di neve, come alucce rosa
nel tafferuglio caldo del nido, non potesse essere fatto anche di me.
Io sono Costa, non alpeggio, so di libeccio e guardo del mare
appena una gamba, non conosco la pace di una linea orizzontale.
Credevo di aver sbagliato mestiere, che mai ti avrei affaticato
con la mia gelosia da apprendista. Ed invece eccomi ad aspettarti
sulla pagina, nel letto. A volte li confondo: non dormo pensando
di abbracciarti mentre ti sto solo scrivendo dove svegliarmi.