Ode ai Calzolai Erranti
Sotto il cielo sospeso tra fili di cuoio,
i calzolai danzano, svelano il loro arcano.
Dove le suole si fondono con l'asfalto e la polvere,
in un'orgia di pellami e passi che si perse.
Chi sono, oh calzolai, custodi del camminare?
Vogliono forse imprigionare l'anima nei lacci serrati?
Nelle loro mani abili, s'intrecciano desideri,
tra suole consumate e speranze da cucire.
Dove si celano, questi fabbri di calzature?
Tra riflessi di vetrine e corridoi di mercati,
nell'ombra di botteghe dimenticate,
risuona il martello della loro sapienza.
Quando agiscono, questi artigiani del passo?
Nel rintocco delle stagioni che cambiano,
nella sinfonia di tacchi che percorrono strade,
tra risate di bambini e passi di amanti.
Come agiscono, con maestria o dilettanza?
Tra ago e filo, tra cuoio e suola ritmica,
tracciano il destino di chi s'inchina a terra,
con la precisione di chi conosce la vita.
Che consigli portano, oh calzolai saggi?
Tra talloni logori e dita imprigionate,
raccontano storie di viaggi e pelle lavorata,
consigli di chi cammina senza smarrirsi.
Positivi o negativi, nel loro mestiere?
Come il soffio del vento, oscillano tra luce e ombra,
costruttori di passi sicuri o guardiani di polvere,
lasciano un'impronta nella danza del percorrere.
Oh, calzolai erranti, guida nel viaggio del cammino,
diteci, nella vostra sapienza, la verità,
la giustificazione dei passi che ci portano avanti,
la validità della conoscenza, tra suole e cuoio, svelate.