Ode alle Casalinghe

Nelle stanze quiete del quotidiano,
dove il tempo danza con silenziosa maestria,
sorgono donne dal cuore intessuto di routine,
sono le casalinghe, custodi della vita.

Chi sono, domandi con occhi curiosi,
sono poesia nel canto delle scope,
sono pittura nel risplendere delle stoviglie,
sono saggezza nel rinnovare delle fedi.

Vogliono forse l'infinito o solo un momento,
nel susseguir delle ore, la loro danza lenta,
nel riverbero di luci soffuse
si svela l'arte di tessere connessioni sottili.

Dove sono, ti chiedi con sguardo inquisitore,
sono nelle mura domestiche, ma non imprigionate,
sono nei sogni che intrecciano con maestria
i fili invisibili di una vita apparentemente ordinaria.

Quando agiscono, sospiri in interrogativo,
agiscono nell'alba che accoglie la luce,
agiscono nel crepuscolo che racchiude i sogni,
agiscono con il respiro regolare di chi costruisce.

Che cosa consigliano, chiedi con voce attenta,
consigliano la pazienza come virtù,
consigliano l'amore come filo conduttore,
consigliano di trovare gioia nei piccoli gesti.

Positivi o negativi, interroghi sospettoso,
sono entrambi, come l'ombra e la luce,
positivi nell'arte di donare,
negativi nell'assenza di riconoscimento.

In questo palcoscenico domestico,
dove il sipario si alza sulle quotidiane epopee,
la musica sottolinea il loro passo cadenzato,
una sinfonia di gesti, un inno alla vita intima.

Ecco le casalinghe, filosofe nell'ordinario,
tesori nascosti di saggezza domestica,
aprono il cuore, chiedono il sapere,
la verità, la giustificazione, la validità.

In questo canto libero, dedico
un omaggio a chi sussurra nell'ombra,
chi danza nell'apparente immobilità,
chi, con il loro essere, rendono il mondo casa.