Riempio i tuoi fiati
di centimetri rubati
al vento
sussurri dimenticati
al suono
fecondo
d'anime e sputi
inefficace la pelle mia bollente,
frescura non trova,
tra il pianto incantato
solo il claudicante
gemito di quei sospiri
uniti al cielo
da quell'urlo
nero
coro fosco,
mai appianato,
sontuoso spumeggiare
d'infallibili paure
che con caparbia
lucidità spogliano
l'epidermine incollata
da sottili lacrime di sudore
mentre lacerante
la tua lama
dirama il suo verdetto,
implorato anatema,
suggestione finale
d'emblematiche
ossessioni.
18 novembre 2006
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