Padre dei padri

Questi erano i patti,
altri
forse in allegria
per pura amicizia
ovvero
per un grano
ancora celeste
di celeste libertà
riposto nel cuore
li avevano
in un tempo
ancora indiviso
dall'eternità
quei patti
immemorabilmente stretti
noncuranti di nominarli
di dirli, di dettarli
ed essi come nuvole
nel mezzogiorno dei monti
riposavano in sé
così si trasmettevano
così operavano essi di età in età...

E ora che cosa non sanno, che cosa non ricordano
questi che
ripetono
nella loro oscurità di posteri
imprecando
la lunga traversata del loro esodo ‐
miglia e miglia,
afa
e quel nerore
su tutta l'affocata linea delle dune,
sparse ossa
raffioranti, semisepolti
rottami
rosi da sale e ruggine:
testimoni? ‐ Sì, potrebbero
veramente esserlo
testimoni, e non solo morti segni
che qui furono tutti
fatti una sola polvere
i codici, i rescritti
e anche quei profondi
indicibili regolamenti
sconciato ogni decalogo
derisa
vecchia e nuova alleanza
e il sangue del loro preziosissimo sigillo.
Per libidine
di sangue (li vorrei
consci di questo):
buio sangue
da scolatoio di macelli
dove tutto defluisse, tutto si disfacesse.
Per quella libidine.

Che cosa non ricordano, che cosa non sanno?
li stringe il tempo
fedifrago, li pesta nel mortaio
della sua
sanguinosa nullità
ma ha
talvolta
ritorni procellosi
la mente a se medesima
rientri
atroci
dalla sua contumacia abominevole...
E sussultano essi,
che cosa li rimorde?
c'è oblio o c'è ignoranza
‐ e di cosa ‐ in quella spina?
Si dibatte
contro un'oscura dimenticanza,
si aguzza e si tortura
la mente
per un'impossibile chiarezza
e intanto
li accusa un quid,
li incolpa
un'ignominia
occulta, un'infedeltà...

ai patti ‐ quali erano quei numinosi patti?
Ne portano
essi solo l'ombra
e il cruccio di un tradimento...
Davvero nessuno parla?
Tace nel silenzio
delle sue lontane rocce
l'antica parleria ‐
o il silenzio
è nostro, e non più lacuna,
ora, di parola
ma annullamento
e cenere da cui tutto risorgerà?